grammar nazi

Il Gasparro Remoto

Di questi tempi parlare degli errori grammaticali dei politici è come sparare sulla Croce Rossa. Dopo l’ultima gaffe di Gasparri, però, non ho saputo trattenermi.

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Tweet dell’account ufficiale di Maurizio Gasparri – che poi, scrivere È anziché E’ gli avrebbe fatto risparmiare anche un carattere, oltre ad essere corretto.

Lo scorso giovedì 17 marzo ho visto Gazebo, il programma satirico in onda su Rai 3 condotto da Zoro. Un momento sempre molto esilarante della trasmissione è la social top five: in ogni puntata vengono raccolti e commentati cinque tweet della settimana di personalità rilevanti riguardo a temi politici o sociali caldi, insieme alle reazioni degli utenti. Giovedì al primo posto c’era (altro…)

Monosillabi d’amore

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Avventure della ragazza cattiva, M. Vargas Llosa (Einaudi, 2014)

Anche i Premi Nobel per la letteratura devono stare attenti a traduttori (e revisori) in giro per il mondo.

I monosillabi accentati

I monosillabi prendono l’accento diacritico quando devono essere distinti da parole omografe: (3 p.s. del verbo dare, es. lui mi dà una penna) non si può confondere con da (preposizione semplice, es. vengo da te alle 11).

Nel verificare se esistano o meno omografi di un determinato monosillabo, le note musicali non vengono considerate. Per questo motivo, do (1 p.s. del verbo dare, es. io ti do un libro) non ha omografi e si scrive senza accento.

Editori senza editor

Cattura

Pagina Facebook ufficiale della casa editrice La Nave di Teseo, marzo 2016

A volte non basta essere una casa editrice fondata, fra gli altri, da personaggi del rango di Eco, se non si ha un social media manager che sappia l’italiano.

I monosillabi imperativi

I verbi andare, dare e fare alla seconda persona singolare dell’imperativo costituiscono uno dei pochi casi di troncamento in cui è presente l’apostrofo. Funziona così:

Andare (infinito) – vai (imperativo) – va’ (imperativo troncato)

Dare (infinito) – dai (imperativo) – da’ (imperativo troncato)

Fare (infinito) – fai (imperativo) – fa’ (imperativo troncato)

A volte si crea confusione con , che è la terza persona singolare del verbo dare (es. egli dà). e , invece, non esistono.

Apostrofare rapper

Saini, marzo 2015 (1)

Spogliatoio femminile del Centro Sportivo Saini, Milano, marzo 2015

Le citazioni di Emis Killa fanno venire i brividi. Per le competenze grammaticali delle fan, non per la profondità delle liriche.

L’ho vs. lo:

L’ho = lo ho: voce del verbo avere (o altro verbo con ausiliare avere) + complemento oggetto (es. “Oggi Marco non viene. L’ho visto andare dal medico.”)

Lo = pronome personale oggetto, 3° persona singolare maschile (es. “Ti ho portato un libro. Te lo do dopo.”)

Amore incondizionato

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Cosenza, febbraio 2013

E fra l’amore e la grammatica, cosa sceglieresti? (Grazie a Valeria per la segnalazione)

Il periodo ipotetico di secondo tipo, in italiano, si usa per esprimere una situazione di impossibilità nel presente e si forma così:

se + congiuntivo imperfetto (es. dovessi) + condizionale presente (es. sceglierei)

Monosillabi diurni

Marco Balzano

L’ultimo arrivato, M. Balzano (Sellerio, 2014)

A quanto pare si può vincere il Premio Campiello anche senza sapere accentare i monosillabi.

Vademecum del monosillabo “di”:

  • Di = preposizione semplice
  • Dì = nome comune, sinonimo di giorno
  • Di’ = voce del verbo dire, imperativo della seconda persona singolare

Per farmelo ricordare, la Signora Colombo diceva sempre:”Quando spunta il , di’ di sì.”

Omofobia sgrammaticata

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Milano, gennaio 2016

Alla Civica Scuola di Interpreti e Traduttori ci tengono un sacco agli accenti. Ma proprio in tutte le situazioni. (Grazie a Veronica per la segnalazione)

Un breve promemoria sugli accenti a fine parola, per gentile concessione dell’Enciclopedia Treccani:

  • Sillaba finale in -a, -i, -o, -u: l’accento grafico è sempre grave, o perché la lettera si pronuncia sempre aperta (es. -o), o perché non c’è distinzione fra aperta e chiusa (es. -a, -i, -u);
  • Sillaba finale in -e: l’accento grafico è grave nella maggior parte dei casi perché la pronuncia è aperta. È invece acuto quando la vocale si pronuncia chiusa, come nei composti di che (es. perché, poiché, affinché, …),  nei composti di tre (es. trentatré, ventitré, …), nella 3°p.s. del passato remoto di alcuni verbi in -ere (es. poté, ripeté, …) e in alcuni altri casi (es. sé, né, viceré, …)